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Emmy Awards 2018: un’edizione ricca di proteste e vittorie molto discusse

Si sono tenuti questa notte gli Emmy Awards. Una notte che ha suscitato diverse polemiche e contestazioni per delle dubbie vittorie. Trionfano The Marvelous Mrs. Maisel e Game of Thrones.

 

Fonte foto: BBC.com

 

Stanotte si è tenuta la 70° edizione degli Emmy Awards. Un’ edizione priva di guizzi artistici nella conduzione, ma che ha riservato le maggiori sorprese nelle premiazioni. In molte delle categorie ci sono stati colpi di scena, positivi e negativi, che hanno movimentato la serata, che è andata in tutt’altro modo da quanto ci si aspettava.

Ecco i vincitori della 70° edizione degli Emmy Awards.

 

Fonte foto: Hollywood Reporter

 

Il premio come Miglior miniserie viene vinto da American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace, vittoria che consolida la carriera di Ryan Murphy, che è a quota 5 Emmy, dopo 28 nomination. Murphy vince anche il premio per Miglior regia per una miniserie.
American Crime Story si porta a casa anche il premio per Miglior attore protagonista in una miniserie con Darren Criss, il giovane pupillo di Murphy che ha iniziato la sua carriera da attore a Broadway, per poi essere trasportato nel mondo delle serie tv da Ryan Murphy, prima con Glee e poi con American Crime Story. Vince il premio interpretando Andrew Cunanan, lo psicopatico killer di Versace.
Godless vince i premi per Miglior attore non protagonista in una miniserie con Jeff Daniels e per Miglior attrice non protagonista in una miniserie con Merritt Wever. Come Miglior attrice protagonista in una miniserie vince Regina King in Seven Seconds.

 

Fonte foto: Variety

 

Sul lato comedy abbiamo la prima vera sorpresa: Atlanta, che veniva dato come vincitore certo, perde il premio per Miglior comedy contro The Marvelous Mrs. Maisel, che è la vera protagonista della serata. La serie s’impone nelle categorie comiche, vincendo anche per Miglior attrice protagonista con Rachel Brosnahan e non protagonista con Alex Bornstein. Conquista un altro premio per Miglior sceneggiatura e Miglior regia di Amy Sherman-Palladino (colei che ci ha fatto sognare creando Gilmore Girls).

 

Fonte foto: Fox News

Donald Glover, dato per vincitore come Miglior attore protagonista in una comedy, perde il premio contro Henry Wrinkler, l’indimenticabile Fonzie di Happy Days, che vince il suo primo Emmy a 72 anni, con la commedia Barry.

 

Fonte foto: Variety

 

Ma è nella sezione drama che troviamo più sorprese e discussioni, a cominciare dalla vittoria di Miglior attore non protagonista in un drama, vinto da Peter Dinklage, per il suo Tyrion Lannister in Game of Thrones. Nessuno discute la bravura innegabile dell’attore, ma anche per la sola nomination c’era già stata parecchia sorpresa: Dinklage, nell’ultima stagione della serie, peraltro piuttosto piatta, non è al massimo della forma ed il suo personaggio non è protagonista di grandi azioni. Dinklage, comunque, vince il suo terzo Emmy dopo sette nomination ed abbraccia il compagno di squadra Nicolaj Coster-Waldau (interprete di Jamie Lanniser) prima di salire sul palco a ritirare il premio.

 

Fonte foto: Entertainment Tonight

 

Nella categoria di Miglior attrice non protagonista in un drama il livello era molto alto: la categoria era trainata da tre attrici di The Handmaid’s Tale, tutte nominate. Ma a sorpresa, a vincere è stata Thandie Newton, interprete di Westworld, che riesce a vincere l’ambito premio per la sua grande prova nella serie distopica. L’attrice è stata premiata per un’eccellente interpretazione del personaggio di Meave, l’androide che si ribella e prende potere nel parco.
Da notare il tenero abbraccio, prima dell’annuncio della vincitrice, che univa le tre attrici di The Handmaid’s Tale nominate, Alexis Bledel, Ann Dowd e Yvonne Strahovski  (quest’ultima era data come favorita nella categoria).

 

Fonte foto: Hollywood Reporter

 

Come Miglior attore protagonista in un drama vince (finalmente) Matthew Rhys per The Americans, dopo ben tre nomination per lo stesso ruolo. La vittoria, forse, è stata data per l’“ultima occasione” nei panni della spia russa. Nella stessa categoria erano presenti come favoriti anche Milo Ventimiglia per This is Us e Ed Harris per Westworld; era una categoria molto combattuta, ricca di attori di talento e meritevoli del premio.

 

Fonte foto: Variety

 

Il premio per Miglior attrice protagonista in un drama è andato a Claire Foy, interprete del netflixiano The Crown; anche per lei era l’ultima chance di vincere per la serie di Netflix. Claire Foy sbaraglia la concorrenza, togliendo dalle mani il premio ad Elizabeth Moss, sua degna rivale e data già per vincitrice dai bookmaker.

 

Fonte foto: India.com

Ma le maggiori proteste se le aggiudica la vittoria per Miglior Drama a Game of Thrones. La vittoria alla serie di HBO è risultata una sorpresa (forse sgradita) per molti, che nessuno si aspettava. La settima stagione della serie, infatti, è forse una delle più deboli della serie; una stagione costruita come tramite per la prossima, l’ottava, che chiuderà la serie definitivamente.
In lizza erano presenti serie ben più meritevoli, come The Handmaid’s Tale e Westworld. Una vittoria che suscita proteste da parte di molti fan, che si chiedono se la vittoria sia stata data più per appartenenza ad un network potente come l’HBO, che per meriti.

 

Netflix ed HBO finiscono in pari con le vittorie. Amazon Prime fa incetta di premi, soprattutto per merito di The Marvelous Mrs Maisel. Fx riceve diversi premi per The Americans e The Assassination of Gianni Versace. A rimanere completamente a digiuno è Hulu, nonostante avesse ottenuto diverse nomination per The Handmaid’s Tale, data per favorita, ma che se ne ritorna a casa (ingiustamente) a mani vuote.

È stata un’ edizione degli Emmy molto anomala: molte delle serie date per favorite non hanno ottenuto nulla, molte vittorie sono state assegnate come “ultima chance” per serie che ormai avevano raggiunto il culmine e ci sono state diverse sorprese (piacevoli e non) per serie su cui nessuno avrebbe puntato.
Sicuramente le polemiche non finiranno, per un’ edizione nella quale il criterio di vittoria è stato scelto guardando più i network di appartenenza che le interpretazioni di per sé.

Ci resta solamente recuperare le serie non viste ed aspettare i Golden Globe, sperando siano più imparziali.

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