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Parma racconta Parma: Alina, la “strega” di Piazza Ghiaia

“È la città che non mi vuole”

Parma, Piazza Ghiaia.

Fonte: Salumificio Gastaldi Parma

Negli anni ha subito diversi cambiamenti, strutturali e non solo, ma conserva sempre il suo “ruolo” di piazza del mercato dove, per tradizione, si trovano i negozi di alimentari con i prodotti tipici del territorio.

Un’immensa piazza che fino al 1177 s’estendeva fino alla Parma, quando una terribile piena portò ad un suo restringimento e rese inutilizzabile anche iponte di pietra che ancor oggi giace sepolto sotto la via Emilia (si dice che proprio questo fenomeno diede alla piazza il nome che ha ora, Piazza Ghiaia).

Una piazza che agli inizi del 1200 divenne ampio spazio per le cosiddette “beccherie”, dando inizio alla tradizione del macello pubblico (che diventerà effettivo solo nei primi anni del Cinquecento, quando il duca Pier Luigi Farnese ordinerà la costruzione del macello pubblico).

Ma nel 1200 circa è ambientata anche la storia che andiamo a raccontare, quella di Alina, che proprio in Piazza Ghiaia venne messa al rogo dal Tribunale dell’Inquisizione nel 1279; la sua colpa: essere una “strega”.

Fonte: cristianesimo.it

Proprio all’inizio del 1200, in particolare fra il 1227 ed il 1235 fu instaurata l’Inquisizione contro le “streghe” e contro gli “eretici” con una serie di decreti papali, che diedero inizio a 5 secoli di persecuzioni, torture e roghi durante i quali morirono molti innocenti, soprattutto donne,: la più famosa fu Giovanna d’Arco.

Ma torniamo alla nostra storia, quella di Alina, di cui si sa poco, cioè il suo nome e l’anno e il luogo in cui la sua vita ha avuto fine: Piazza Ghiaia (a quel tempo nota come Glarea), 1279.

Al Teatro del Cerchio, Alina ha trovato una voce, quella di un’attrice teatrale: Clelia Cicero, parmigiana come lei.

Alina alla sua città era profondamente legata, era il posto dove voleva vivere ma non poteva, e se ne doveva stare nei “borghi al di fuori delle mura”, tra le campagne, con la sua famiglia.

La prima volta che andò in città fu anche l’ultima, messa su un rogo nella pubblica piazza del Mercato, e per giunta nella Fiera di San Siro, occasione che attirava molta gente.

Fonte: Thriller Storici e Dintorni – Altervista

Uomini, donne, bambini osservavano curiosi quel corpo che lentamente veniva avvolto dalle fiamme, come conseguenza di aver dato retta al Diavolo. O anche di essere causa di “atti di magia quali sortilegi, malefici, fatture, legamenti, o di intrattenere rapporti con forze oscure e infernali dalle quali ricevono i poteri per danneggiare persone, animali e cose”. 

Una donna quasi senza storia, Alina, ma che proprio per questo rappresenta Parma più di ogni altro, come un simbolo, e fa riflettere su quanto sia difficile a volte esprimersi nella propria terra più che in ogni altro posto, ma al tempo stesso proprio da quella terra si è fortemente attratti.

Ma le “streghe” esistono ancora oggi? Sì.

 

Fonte: Us and Culture

Donne che con forza, coraggio, ribellioni rispondono alle discriminazioni, ai pregiudizi, alle ingiustizie che nei secoli hanno accompagnato come un’ombra il genere femminile.

Ma non sempre queste “ribellioni” portano al risultato sperato, anzi: ed ecco che anche “la caccia alle streghe” ritorna, con il fuoco, che può anche uccidere sotto forma di benzina, oppure di acido, che brucia, fa male, consuma lentamente, lascia un segno indelebile su quelle donne, che porteranno sempre addosso la loro “colpa”.

Quella di voler vivere la propria vita libere da limiti e restrizioni imposte spesso da pregiudizi. Proprio come avrebbe voluto Alina.

 

 

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