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La competizione del voto: quando un numero stabilisce chi sei

Può un numero avere tanta importanza?

Fin da piccoli siamo classificati in base ai numeri e ai giudizi degli insegnanti: 6 sufficiente, 5 quasi sufficiente, 4 insufficiente, 8 molto buono.

Molto spesso capita che questi numeri assegnati ai lavori scolastici, finiscano col classificare il bambino/ragazzo: se hai tutti 6 non hai voglia di far molto, se hai tutti 8-9 sei intelligente, e via dicendo.

Un numero diventa un marchio. Pochi sono gli insegnanti che si chiedono perché il bambino/ragazzino non vada oltre il 6, e pochissimi si rendono conto che spesso dietro ad un voto alto si nasconde il mero imparare a memoria.

Spesso un 6 è un ragazzo che non viene stimolato, ma che si porterà dietro a vita il marchio di sfaticato quando basterebbe capire come avvicinarlo allo studio.

Esempi famosi ce ne sono a bizzeffe, ma ne ho a cuore due in particolare: Einstein al quale un insegnante lungimirante sconsigliava di intraprendere studi scientifici, in quanto non capiva nulla di matematica; e Alberto Sordi al quale un insegnante di recitazione disse che con quella parlata romana non sarebbe arrivato da nessuna parte. In entrambi i casi sappiamo com’e andata a finire.

Sempre restando in materia di numeri, il più assillante é quello del peso e della taglia: fino ad un certo punto va bene, dopo inizia ad essere un problema. Se non sei magra/o entro il limite imposto, allora non sei socialmente accettabile. Non importa chi sei, conta la taglia: fino a una taglia 42 sei dentro, da una 44 in su probabilmente no.

Lo stipendio? Se prendi un tot sei un vincente, sennò mi spiace per te ma sotto un certo limite si è considerati meno degli altri. Non importa se fai il tuo lavoro con passione, lo fai bene e ti gratifica: prendi meno di quanto sia comunemente accettato come successo.

Il numero di cui siamo più schiavi è quello che scandisce il tempo: sembriamo tutti dei bianconigli sempre di corsa. Ci manca sempre il tempo per qualcosa, per qualcuno, vorremmo fare mille cose e ci perdiamo quelle importanti per strada.

Allora inizio a chiedermi se forse non è il caso di sganciarci da questa continua competizione dei numeri, che ci condiziona la vita in maniera assurda. Più il numero è alto e più è simbolo di successo (tranne che nel peso dove funziona al contrario).

La televisione dev’essere enorme e costare tantissimo, perché così puoi dimostrare agli altri che hai avuto successo; la casa anche e pagata un patrimonio; la macchina idem; i tacchi devono avere sempre più centimetri; e via dicendo.

E non importa se poi quella televisione alla fine non la guardi mai, perché vivi solo/a in una reggia sempre vuota, e non importa nemmeno se quei tacchi sempre più alti sono solo una facciata per mascherare mille insicurezze, perché quello che conta è dimostrare che hai avuto successo.

Nel frattempo ci perdiamo le cose davvero importanti, le persone importanti, per stare dietro alla competizione dei numeri che parte da un voto a scuola e termina con i pollici di uno schermo, i cavalli di una macchina o il costo di un vestito.

Non staremo esagerando con questa ossessione dei numeri? A voi la risposta.

 

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