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Multiculturalità in classe: é una risorsa o un problema?

La multiculturalità é un dato di fatto, ce l’abbiamo di fronte ogni giorno. Ma spesso ci chiediamo se sia una risorsa o meno.

Siamo bombardati da notizie in cui la nazionalità dei criminali viene sottolineata con enfasi, come se fosse un’aggravante, e questo ci porta a guardare male chi non è italiano. É ovvio che le cattive persone stanno ovunque, e non avrebbe senso affermare che chi viene a vivere in Italia é onesto a prescindere. Ma il punto é che questo modo di dare la notizia, distorce la realtà.

Altro nodo cruciale: la religione. Siamo pronti a difendere le nostre radici culturali da presunte invasioni, quando siamo i primi ad ignorarle per la maggior parte del tempo. Esempio lampante di tutti questi discorsi, é la scuola. Sempre più spesso le classi sono composte da bambini di diverse nazionalità, ma alcuni genitori vedono questo fatto come un limite e non come una risorsa.

Limite, perché si torna alla difesa delle radici cristiane che vanno rispettate e quindi si inculca nei bambini l’idea che il loro amichetto non vada bene perché è di un’altra religione; risorsa perché il contatto con altre culture apre la mente.

La multiculturalità non è solo religione, é la scoperta di un mondo nuovo. La religione é un ottimo paravento per creare muri inesistenti, e dividere ignari bambini sulla base del nulla.

Se proprio si pensa che le religioni possano creare problemi, che i vertici scolastici trovino soluzioni adeguate alle esigenze di tutti. Perché diciamocelo chiaramente, la religione cattolica gode di molti privilegi grazie ai patti Lateranensi (nati col fascismo ma rinnovati negli anni da vari governi di ogni colore) che le consentono di essere la religione predominante in uno stato laico (é scritto in costituzione). Quindi ci si chiede perché una debba predominare sulle altre.

I bambini, che saranno gli adulti di domani, vanno educati alla convivenza. Siamo noi adulti che condizioniamo il loro modo di vedere: un bambino vedrà nel bambino che ha di fronte, l’amico simpatico con cui giocare o quello antipatico da evitare ma non perché sia della religione o dello Stato giusto o sbagliato,  ma semplicemente perché vedrà la persona che ha davanti.

É ovvio che ci devono essere più controlli e più sicurezza, ma anche più regole per la convivenza.

Se si danno regole precise su come affrontare situazioni precise, nessuno potrà dire non sapevo o non è giusto. Se invece, come spesso accade, non si prendono in considerazione casi concreti, la vita quotidiana diventa un problema.

Perché ovviamente se viene festeggiata una festa cattolica, con tanto di sospensione scolastica, chi è di un’altra religione si chiede perché la sua festa non venga considerata. Mi pare che sia giusto quantomeno porsi il dubbio. E questo non ha nulla a che vedere con le radici e il rispetto della cultura, perché si può benissimo festeggiare il natale e qualsiasi altra festa di qualsiasi religione.

I bambini sono il futuro, non insegniamo loro la divisione e l’esclusione, diamo loro gli strumenti per andare verso un mondo migliore, in cui nessuno sarà discriminato o escluso per motivi razziali. Facciamo in modo che siano migliori di tutto quello che é avvenuto fino ad oggi e che ancora avviene.

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