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Bifest 2018 – Quattro chiacchiere con Pierfrancesco Favino

Quattro chiacchiere con Pierfrancesco Favino

 

Come ogni anno, a Bari, Aprile è il mese del Bifest – Bari International Film Festival che conta circa 75.000 spettatori e che è divenuto uno dei più importanti eventi cinematografici italiani grazie alla sua vasta offerta di alto valore culturale.

La sede principale del Bifest è uno fra i teatri più belli del mondo, il Teatro Petruzzelli, cui si aggiungono altre 12 sale occupate dal festival.

È con Pierfrancesco Favino che si dà il via all’edizione del 2018, con una Master Class la mattina del 21 aprile e il ritiro del premio Fellini in serata.

“A.C.A.B – All Cops are Bastards” 

Tanta la gente in coda fin dalle 7.00 del mattino al Teatro Petruzzelli, per poter prendere parte alla prima giornata del Bifest che ha inizio con la visione del film “A.C.A.B – All Cops are Bastards” di Stefano Sollima che vede fra i protagonisti Piefrancesco Favino, Marco Giallini, Filippo Nigro e Domenico Dielectric, quattro celerini con le loro storie, tramite cui vengono ripercorsi importanti episodi della cronaca italiana degli anni 2000.

 

 

Master Class – Recitare per Passione

Successivamente è il turno della Master Class che vede protagonista Pierfrancesco Favino in una lunga discussione condotta dal critico Fabio Ferzetti, accolto con una grande standing ovation segno di affetto e stima per l’uomo che ha mantenuto semplicità e sincerità nonostante la sua fama di star internazionale.

 

 

 

 

 

 

“Ho sempre pensato che il mestiere dell’attore fosse modellarsi rispetto a quello che si fa. Avere una faccia ‘facciosa’, mi ha consentito di fare cose tanto diverse l’una dall’altra, come avere il privilegio di scoprire quante cose può essere un individuo nel suo complesso. Faccio l’attore fondamentalmente perché mi piace l’essere umano. Affrontare gli opposti è un altro privilegio che mi ha offerto e continua a offrirmi questo mestiere […]. L’attore non deve mai dimostrare quanto è bravo. Non deve essere uno strumento ma un oggetto”. 

 Una grande passione quella della recitazione per Favino sin dall’infanzia:

 “Ho deciso che avrei recitato fin da quando avevo 6 o 7 anni, passavo le ore davanti alla Tv a guardare i vecchi film di Totò. La chiave di volta fu poi a 8 anni con il film Don Carlos di Schiller con Gabriele Lavia, una vera folgorazione. ”.

Com’è nato Cobra…

Noto per la precisione con cui prepara i suoi personaggi, Favino ha inoltre raccontato di come ha affrontato il personaggio di “A.C.A.B.”:

Pierfrancesco Favino nei panni di Cobra in A.C.A.B

 “Ho trascorso del tempo insieme a veri celerini, sono stato allo stadio a osservarli mentre lavoravano, ho preso dimestichezza con scudi e manganelli per poi scoprire che anch’io potrei usarli se dovessi essere aggredito. Ecco un altro aspetto positivo del mio lavoro: ti dà la possibilità di sollecitare i tuoi istinti e prendere consapevolezza dei rischi che questo comporta. […] Questo per dire che l’essere umano non è mai una cosa sola. È anche per questo che ho accettato l’avventura del Festival di Sanremo”.

Favino e Sanremo

Sanremo, un’esperienza che cambiato notevolmente il punto di vista del pubblico nei confronti dell’attore, grazie alle sue straordinarie performance che hanno mostrato una grande poliedricità e versatilità.

“Era esattamente quello che volevo, avrei dovuto fare già prima qualcosa del genere, superando la paura di ciò che il pubblico avrebbe pensato di me. Ora sono consapevole di essere diventato nazional-popolare ma è una cosa bella. Purché lo si faccia bene.”

A proposito di versatilità un altro dei tanti talenti più volte manifestato da Favino è quello di imitatore. Tanto da darne una dimostrazione anche durante l’incontro al Petruzzelli con una divertentissima imitazione di Marco Giallini e poi di Rocco Papaleo.

Favino Direttore a Firenze

L’amore per il suo mestiere ha portato Favino a dirigere una scuola di formazione a Firenze.

Ho deciso di dirigere l’Oltrarno di Firenze a condizione che la scuola fosse gratuita, per favorire chi non avrebbe potuto permettersela e poi ho voluto che gli insegnanti provenissero da tutto il mondo, perché gli allievi potessero apprendere delle tecniche che qui non vengono insegnate”.

In conclusione della Master Class, prima di dedicarsi agli spettatori per autografi e selfie, Pierfrancesco Favino ha riscosso anche i complimenti di un illustre spettatore dell’incontro: Pippo Baudo.

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