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Youtopia: e se ti piacesse desiderare il peccato?

Dal 25 aprile, in tutte le sale italiane sarà proiettato il nuovo film di Berardo Carboni:“Youtopia”. La pellicola prodotta da Koch Media, è la storia di una ragazza, che non riuscendo ad immaginare il proprio futuro, decide di mettere all’asta on-line la sua verginità. Una storia di cronaca , ma anche un romanzo di formazione di un’adolescente, immersa in un mondo virtuale nel quale pensa e crede di trovare ogni soluzione ai suoi problemi.

Ogni giorno, ora, minuto, sette miliardi circa di persone desiderano quello che non hanno. Una condizione sociale reale questa, che divide ricchi e potenti dai comuni mortali, ossessionati dalla routine giornaliera, che passo dopo passo, porta senza via di ritorno al logorio della propria anima.

Ed è su questo che gioca la trama di “Youtopia”. Ernesto, interpretato da un magistrale Alessandro Haber (capace di calarsi in ogni ruolo propostogli, dal comico al drammatico), è uno di quei sette miliardi. Farmacista di sessanta anni, sposato e con un figlio, è convinto che la felicità si misuri con il possesso nonostante abbia già moltissimo. Ma né rimane insoddisfatto alla costante ricerca di evasione, alterna la routine della vita giornaliera con squallidi incontri notturni
Vi si alterna la figura di Laura, quarantenne che aspira a quell’ideale di vita che si racconta in tv: spensierata e serena. Si ritrova invece senza lavoro, con un mutuo che fatica a pagare e una figlia di diciotto anni da mantenere: Matilde, la protagonista.

La ragazza, per sfuggire ad una realtà che non le permette di avere quello che vuole si rifugia nel web. Quel web che le sarà fatale. Crede di trovare una scorciatoia per facile guadagni utilizzando il proprio corpo, al fine di mostrarlo dietro compenso davanti ad una webcam.

Come affermato dal regista stesso:

“il contesto in cui Matilda si muove è quello, oggi molto diffuso, nella borghesia impoverita. Per sfuggire a quel grigiore spietato non esiste altro modo se non quello di vivere in un’altra realtà”.

La trama inoltre, tende a suggerire come, alla voglia della protagonista di permettersi  quello che non ha, si intrecci il sacrificio che compie per salvare la madre dai debiti, stravolgendo il rapporto definitivamente. Di fatti sarà proprio quest’ultima a darle un travagliato e disperato consenso.

Ma on-line, come succede spesso, c’è anche il lupo cattivo, stavolta travestito da padre di famiglia, Ernesto per l’appunto. Tranquillo e benestante, sposato con una moglie infelice, tira avanti sperando di mantenere intatto l’ordine delle cose

“Su internet- spiega Haber, va a caccia di ragazze disponibili per i suoi rituali strani, mentre nella vita vera va a pesca con il figlio e prova ad essere carino con la moglie”.


Per l’uomo, l’asta indetta per assicurarsi la verginità di Matilda, rappresenta la sua costante ricerca di emozioni forti, delle quali non può farne a meno, e di “nuove cose da possedere”.La giovane rappresenta la trasgressione estrema mista all’idea di poter comprare la purezza.

Il sesso 2.0

“Il sesso è più eccitante sullo schermo e tra le pagine che tra le lenzuola”. Così lo definì l’eclettico e alternativo Andy Warhol. Dalle grandi conquiste sulla sessualità del XX secolo ad oggi, sembra che le cose stiano, passo dopo passo peggiorando. Il sesso è esplorato e normalizzato dalla scienza ma viene esibito, svilito e banalizzato dalla comunicazione. Per dirlo in una sola parola: Commercializzato
Così svanisce anche quell’alone di mistero e trasgressione che lo avvolgeva. Soprattutto con l’avvento del Wild Web, degli smartphone e del modus operandi “voglio poter far qualsiasi cosa i qualsiasi momento” è stato possibile dare vita ad una nuova versione della sessualità.

Dunque, qualsiasi persona, con il declassamento totale o parziale della fisicità concreta può avere il suo momento di eros: guardare immagini in ogni dove, intrattenersi su chat e con video-chiamate (vi è un alto sviluppo di “lavori” come le CamGirl) senza la paura di legami che ostacolino la propria libertà o che facciano sentire rifiutati.

Se è vero che il web ha cambiato in qualche modo le regole del contesto sociale, del linguaggio dei comportamenti e abitudini di milioni di persone, è anche vero che è divenuto un “luogo”, dove potersi esprimere, incontrarsi e talvolta trasgredire.
Numerose ricerche hanno evidenziato che l’uso eccessivo di Internet porta progressivamente a delle difficoltà, soprattutto nell’area relazionale dell’individuo, il quale viene assorbito dalla sua esperienza virtuale, rimanendo agganciato alla rete. Il dibattito se sia possibile o no sviluppare una dipendenza nei confronti della rete al pari della droga o dell’alcol rimane ancora aperto.

 

 

Cybersex: il brivido del proibito.

L’espressione libera di fantasie erotiche, gusti sessuali, nascondendo la propria identità, porta le persone a vivere una realtà parallela, sostituendola a quella reale. Sviluppare una dipendenza da cyber-sex, oggi giorno è facilitata da caratteristiche come:

Anonimità: la persona è protetta, permette la libera esternazione di fantasie sessuali normalmente represse e non esistono convenzioni, che nella vita reale andrebbero rispettate, come ad esempio il pudore, tanto per citarne una.

Convenienza: l’individuo può collegarsi tranquillamente da casa mantenendo così inalterata la praivacy.

Evasione: l’eccitazione che che un soggetto prova, praticando il sesso virtuale, provoca una sorta di fuga mentale e scissione momentanea dai problemi della vita quoitidiana.

Ma in cosa consiste effettivamente il Cyber-sex? Per definizione è: “una forma di comportamento in cui i partecipanti simulano, mediante strumenti informatici e telematici, di avere rapporti sessuali descrivendo le loro azioni e rispondendo ai loro partner in forma prevalentemente scritta, stimolando le proprie fantasie ed esprimendo le proprie sensazioni”.

Nell’era contemporanea però si rischia di sfociare in quella che può diventare una patologia vera e propria ovvero la “cybersex addiction” cioè la ricerca compulsiva di una sorte di legame o attività con un altra persona- come ad esempio Ernesto, che cerca in tutti i modi possibilità di aggiudicarsi la verginità di Matilda-.

A differenza del termine “dependence”, con cui si intende rilevare una dipendenza fisica e/o chimica attraverso un meccanismi di condizionamento che induce l’organismo all’assunzione di una determinata sostanza, con il termine “addiction”, viene invece descritto nella letteratura uno status generale dove la dipendenza psicologica è indotta alla ricerca di un determinato oggetto, o un comportamento, ritenuti essenziali per l’esistenza che , in caso contrario, diventerebbe vuota o priva di alcun significato.

Quanto fin qui espresso, si può tradurre nell’esistenza di un complesso mondo virtuale a disposizioni “visitatori trasgressivi” che navigano sul web: il deep web (o darknet).

Un mondo oscuro, popolato sempre di più, da persone comuni, che però attirati dal desiderio peccaminoso, si imbattono, in strade senza via di ritorno.

Youtopia, sarà in tutti i cinema a partire da domani 25 aprile. Vale la pena vederlo, per comprendere a fondo, in cosa ci si può imbattere navigando nella parte più amorale di internet.

“Voglio godermi i miei peccati e non essere assolto” (Jake La Furia).

 

Simone Alessandrini.

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