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Vintage Friday: quando negli anni Novanta sognavamo le boy band

Gli anni passano, ma le grandi emozioni non si dimenticano. Per noi nati negli anni Novanta o per chi li ha vissuti, una componente importante della musica di quegli anni sono sicuramente le boy band.

 

Fonte foto: noigiovani.it

Per chi porta gli anni Novanta nel cuore, è facile ricordare ciò che li faceva sognare. Gli anni Novanta sono stati, forse, l’ultima decade con una vera anima. Anima che è molto presente nella musica.
La musica di quegli anni si contraddistingue per una grande varietà di generi: fu la decade della nascita del grunge, genere di rock alternativo portato alla ribalta dai Nirvana, nasce anche il genere dell’electrodance, quando la musica dance ebbe un notevole successo e contaminò anche la pop music.

Fonte foto The Graduates Chronicle

 

Ma l’elemento che, volendo o meno, ci ricordiamo tutti è proprio la nascita del fenomeno delle boy band.

Le boy band erano gruppi musicali, spesso creati a tavolino dai produttori musicali, formate da cantanti di sesso maschile, che producevano prevalentemente musica pop per il grande pubblico.
Nonostante già ci fossero stati i Jackson 5 negli anni Sessanta, s’inizia a parlare di boy band dalla fine degli anni Ottanta, con la formazione dei New Kids On The Block, ma il vero boom è stato proprio negli anni Novanta.

Fonte foto Onda Musicale

Il fenomeno delle boy band si concentra negli anni Novanta ed i primi Duemila.
Il loro pubblico era prevalentemente formato da orde di ragazzine (e ragazzini) che avevano la loro camera tappezzata con le facce dei componenti delle band.
La particolarità era anche nella ricorrenza degli stereotipi presenti nei componenti delle band: c’era il bravo ragazzo con un look pulito e delicato, il bad boy che si riconosceva dalle braccia piene di tatuaggi, il timido, quello che aveva la voce migliore e faceva tutti gli acuti delle canzoni, etc.
Le loro canzoni parlavano di amori finiti, amori appena iniziati, divertimento e amici, senza alcun picco di significato, perché era proprio questo che voleva il pubblico: testi semplici, poco complicati e melodie orecchiabili da canticchiare durante la giornata o a squarciagola in macchina con gli amici.

Fonte foto News Mtv Italia

Abbiamo gioito e ci siamo divertiti ascoltandoli, abbiamo pianto tutte le nostre lacrime quando si sono separati (e alcune volte abbiamo gioito di nuovo quando si sono rimessi insieme).

Queste sono le boy band, un prodotto creato a tavolino, ma che ha incantato ed emozionato bambini, adolescenti e anche adulti negli anni Novanta e Duemila.

Di seguito, un salto nel passato per ricordarci quali sono state le boy band più influenti e famose dei nostri tempi.

 

Fonte foto Blog di Musica

I primi furono i Take That, che fecero la loro comparsa nel 1990. Il gruppo inglese era formato da Gary Barlow, Howard Donald, Mark Owen, Jason Orange ed ovviamente Robbie Williams, che ha intrapreso la carriera da solista dopo averlo abbandonato nel 1996 (notizia che sconvolse i fan) per poi portare allo scioglimento della band.
Nel 2005 sono tornati, portando eccitazione nei fan e facendo scalare la classifica da brani come “Shine” e Patience”.

 

 

Fonte foto Entertainment Daily

Meno conosciuti in Europa, ma che fecero il boom in America, furono gli Hanson. Gruppo formato da tre giovanissimi (e biondissimi) fratelli dell’Oklahoma. Nella band c’erano Ike (chitarra), Zac (batteria) e Tay (pianoforte). Si discostano un po’ dalla formazione classica delle boy band, sia per il genere suonato (portarono il pop, ma anche rock alternativo e indie rock) sia per essere anche musicisti oltre che cantanti. Tre facce pulite nel panorama musicale che ci fecero sognare l’America del Sud e che con le loro voci fresche e giovani ci facevano cantare in macchina a squarciagola.
Specialmente il loro successo “MMMbop”.

 

 

Fonte foto NME.com

Torniamo in Regno Unito (patria delle maggiori boy band) con i 5ive, band formata nel 1997 dallo stesso managment che aveva selezionato le compatriote Spice Girls. Formata da Scott Robinson, Richard Neville, Jason “J” Brown, Richard “Abs” Breen e Sean Conlon. Sicuramente non furono tra le band più famose, ma nei quattro anni di attività sfornarono diversi successi, tra cui “We will rock you” cover della canzone dei Queen ed “Everybody get up”

 

 

Fonte foto MN2S

Erano americani, invece, gli ‘Nsync, di cui facevano parte Lance Bass, JC Chasez, Joey Fatone, Chris Kirkpatrick ed ovviamente Justin Timberlake. Si formarono ad Orlando nel 1995. Furono i diretti rivali dei Backstreet Boys e le fan si schierarono da una parte o dall’altra. Come per Robbie Williams, il talento di Timberlake brillava già mentre era nel gruppo, molte delle canzoni, infatti, ruotavano intorno a lui, che eccelleva sia nel canto che nella danza.
Si sciolsero nel 2002 e Timberlake intraprese la sua carriera da solista, che è ancora attiva. Ma a noi piace ricordarli quando erano marionette nel video di “Bye bye bye”.

 

 

Fonte foto Daily Mirror

Arriviamo finalmente ai Backstreet Boys, forse la boy band più influente di quegli anni. Si formarono nel 1993 ad Orlando ed era composta da Nick Carter, Howie D., Brian Littrell, Aj Mclean e Kevin Richardson. Hanno venduto più i 130 milioni di dischi in tutto il mondo e divennero la prima boy band della storia per record di vendite. Sono l’unica boy band ed il secondo gruppo (dopo i Sade) ad aver piazzato 9 album nella Top 10 della classifica statunitense Billboard 200 ed hanno la loro stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Sfido chiunque a stare fermo sulle note di “Everybody” o a non emozionarsi sulle note di “I want it that way”. Inutile dire che non esiste nessuno al mondo che non abbia almeno canticchiato una delle loro canzoni.
Dopo una lunga pausa, nel 2012 tornarono con un nuovo album, ma non raggiunsero più il successo degli anni d’oro. A differenza di altre boy band, nessuno dei componenti ebbe una carriera da solista di successo e tutti i cinque componenti sono ricordati  per la band e per aver infranto i cuori di migliaia di fan.

 

 

Fonte foto Cosmopolitan.com

Arriviamo agli anni Duemila e come non citare i Blue, boy band inglese composta da Duncan James, Lee Ryan, Simon Webbe ed Antony Costa. La band è attiva dal 2001 al 2005 ed hanno venduto più di 15 milioni di copie in tutto il mondo. Anche loro sono il prototipo della boy band tipo ed alternano ballate romantiche, come “A chi mi dice”, scritta dal nostro Tiziano Ferro a canzoni più scatenate come “One love”.
Sono famosi anche per la collaborazione con Elton John nella sua cover “Sorry seems to be the hardest world”.

 

 

Per ultimi, troviamo gli One Direction, band anglo-irlandese formata nel 2010 da Niall Horan, Liam Payne, Harry Styles e Louis Tomlinson. I quattro componenti si erano presentati alle audizioni della versione britannica della trasmissione “X-Factor” come solisti, per poi essere uniti come band da Simon Cowell. Ad X-Factor arrivarono solo terzi, ma divennero famosi a livello mondiale.
Il gruppo si sciolse nel 2015, quando Zayn Malik uscì dal gruppo. Da quel momento, molti dei componenti hanno intrapreso la carriera da solisti, avendo piuttosto successo.
Forse gli One Direction non hanno significato molto per la nostra adolescenza, ma sono sicuramente l’ultimo baluardo delle boy band.

 

Queste sono le boy band che hanno segnato maggiormente il panorama musicale anni Novanta e Duemila. È vero, erano tutte molto simili tra loro, facevano tutte canzoni uguali e si rivolgevano tutte alla stessa fetta di pubblico. Ma senza di loro, senza i poster che li ritraevano, senza le mode lanciate dai componenti, senza le lacrime versate quando si sono sciolte, la nostra adolescenza non sarebbe stata la stessa.

Amatele o odiatele, ma le boy band saranno sempre le boy band e nessuno potrà dire mai il contrario.

Buon ascolto e buon #VintageFriday

 

 

 

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