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Le ballerine delle bidonville – Una pennellata di colore in una realtà buia.

Quando la leggerezza della danza allevia la pesantezza della vita.

Mi chiamo Pamela Adhiambo, ho 16 anni e sono una ballerina.

Finalmente è arrivato mercoledì. È terminata la lezione, la campanella è suonata e ognuno si prepara a tornare a casa. Tranne io e altre diciannove ragazzine. Noi rimaniamo. Spazziamo via la sporcizia, spostiamo i banchi per fare spazio e indossiamo i nostri tutù colorati, blu, rosa, lilla. Una pennellata di colore nella nostra classe fatta di latta grigia e cemento nero.  La nostra scuola è nel quartiere povero di Kibera, a Nairobi, la capitale del Kenya. È qui che i nostri sogni prendono vita.

Così attendiamo il nostro insegnante, Mike Wamaya, un ex ballerino professionista. Lui ci insegna a ballare, porta il suo impianto musicale e tutta la sua voglia di trasmettere a noi ciò che sa.
Sono anche 18 mesi che un fotografo svedese, Fredrik Lerneryd, viene a vederci e a farci fotografie.

Quando ero bambina, vidi la danza in tv e ne rimasi folgorata; anni dopo, l’associazione Anno’s Africa creò la Spurgeon’s Academy e fu lì che indossai le scarpette per la prima volta. Sarebbe stato quello il mio futuro, il mio progetto è quello di diventare una professionista. Grazie ad Artists for Africa, che collabora con Anno’s Africa, vivo in un collegio a Nairobi, e lì mi esercito 5 giorni a settimana, in uno studio di danza professionale, il Dance Centre Kenya. Poi, quando sono in pausa, mi alleno nel mio cortile, a Kibera.
Tutte le ragazze che ballano grazie a Mike sono sostenute dalle fondazioni One Fine Day e Anno’s Africa.

Grazie allo studio di danza professionale, sono riuscita ad esibirmi in Lo Schiaccianoci, presso il Kenya National Theatre, con altre quattro ballerine di Kibera.

Fonti

http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2018/03/03/foto/ballerine_slum_kenia-3886935/1/#media

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