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India Express #7- Road to Goa (parte 2): in villaggio come a casa

Aria di casa fra la giungla orientale

Come già accennato, il mio soggiorno in India a Goa non fu fatto di templi e preghiera, ma di un’attitudine molto più “festaiola” se vogliamo, proprio in linea con i modi di vivere e il lifestyle di quei posti .

La cosa più importante che feci, secondo me, fu illustrare un intero book di disegni a mio modo, che condivisi su fotolog, insieme alle foto di alcuni murales che realizzai lungo le spiagge del posto.

Noleggiai uno scooter che mi portò in giro per tutto il litorale goano in infradito e canottiera, mentre la mia pelle diventava sempre più nera per le ore trascorse in riva all’oceano, o a fare il bagno in acqua, ma senza mai allontanarmi troppo per paura di qualche squalo.

Rimasi quindi in contatto con tutta la mia famiglia e i miei amici, durante quel periodo, soprattutto attraverso internet e fu allora che ebbi la fortuna di conoscere un ragazzo giapponese molto bravo nell’arte del tatuaggio, che vidi poi all’opera sulla spiaggia mentre tatuava una carpa ad un turista.

Niente a che vedere con gli studi occidentali, lì tutto era molto più spartano e alla mano.

La cosa più importante di quella parte di Goa, è la scena trance musicale, fatta di feste-rave e free party che durano tutta la notte, soprattutto nelle notti di luna piena.

La prima notte infatti raggiunsi uno di questi full moon party in cima ad una collina dove si svolgeva una festa che durò fino alle prime luci dell’alba.

Montai su una macchina, nel porta bagagli, insieme ad un’altra ragazza, giapponese anch’essa, e arrivammo a destinazione. Anche i djs erano giapponesi e la musica era davvero tirata, beat incalzanti che facevano ballare i turisti tutta la notte.

Aria di casa fra la giungla orientale

Mi trovavo molto a mio agio in quel contesto e quell’esperienza decisamente mi aprì gli occhi su cosa poteva significare veramente l’India per me; quale lezione trarne nel profondo da questo viaggio, quale senso di libertà dopo l’esperienza traumatizzante della meditazione classica, quella insieme ai sadhu fra i monti in riva al Gange, rispetto invece a trovasi in mezzo a turisti di tutti i paesi che avevano cambiato profondamente stile di vita.

Mi preoccupavo più che altro del mio piccolo bungalow nel villaggio di Anjuna, località di Goa e del mio scooter e ad aiutarmi in questo c’era questo singolare ed eccentrico personaggio pakistano proprietario del piccolo resort in cui alloggiavo, che si faceva chiamare “the land lord”.

Gli prestavo lo scooter per qualche evenienza e lui mi faceva benzina: “I put fuel” diceva.

Mi chiese anche di realizzargli un murales che ritraesse la moglie scomparsa, ma non mi andava, finchè scoprì un giorno, dal signore dell’internet point lì vicino, che il pakistano si era fatto quattro anni di galera per omicidio a quanto pare.

Incomincia quindi a temerlo, finchè una sera perse le staffe e si presentò difronte a me mentre stavo seduto al ristorante a mangiare, con al collo un nunchacu dicendomi: “I wanna challenge you” ti voglio sfidare.

Fu così che corsi a chiudermi a chiave in camera mia, fino alla mattina seguente, quando pagai l’alloggio e cambiai villaggio, lasciandomi quella brutta esperienza alle spalle.

Purtroppo viaggiare da soli non è facile e talvolta bisogna fare molta attenzione a chi si incontra, si rischia di fidarsi delle persone per poi scoprire di avere sbagliato.

Superata questa brutta esperienza, mi preoccupai del mio nuovo alloggio: il villaggio nuovo si chiamava Chapora e si respirava un’aria molto più old-school in un certo senso, intendo dire: i traveller del posto superavano la cinquantina, ascoltavano i Clash in un piccolo bar umido in mezzo alla giungla dove fuori stavano parcheggiate grosse moto Royal Enfield arrugginite.

Aria di casa fra la giungla orientale

Tatuaggi di tutti i tipi rendevano eccentrici questi viaggiatori, che mentre sorseggiavano birra mi ricordavano l’atmosfera di casa.

Continuai a disegnare anche nel nuovo alloggio e continuai a frequentare l’internet point per pubblicare su fotolog le mie produzioni.

Mi muovevo tra un villaggio e l’altro:  da Anjuna a Chapora ad Arambol, a Baga, in sella al mio scooter.

Non pensavo a visitare altro che le spiagge d’oriente più rinomate del mondo, mangiare pesce a poco prezzo e conoscere altri ragazzi che come me avevano fatto quella scelta temporanea di vita.

Questa, per ora, fu l’India che conobbi e che scelsi.

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