Aria di casa fra la giungla orientale

Mi trovavo molto a mio agio in quel contesto e quell’esperienza decisamente mi aprì gli occhi su cosa poteva significare veramente l’India per me; quale lezione trarne nel profondo da questo viaggio, quale senso di libertà dopo l’esperienza traumatizzante della meditazione classica, quella insieme ai sadhu fra i monti in riva al Gange, rispetto invece a trovasi in mezzo a turisti di tutti i paesi che avevano cambiato profondamente stile di vita.

21873_watermarked_image-e1511097824214 India Express #7- Road to Goa (parte 2): in villaggio come a casa

Mi preoccupavo più che altro del mio piccolo bungalow nel villaggio di Anjuna, località di Goa e del mio scooter e ad aiutarmi in questo c’era questo singolare ed eccentrico personaggio pakistano proprietario del piccolo resort in cui alloggiavo, che si faceva chiamare “the land lord”.

Gli prestavo lo scooter per qualche evenienza e lui mi faceva benzina: “I put fuel” diceva.

Mi chiese anche di realizzargli un murales che ritraesse la moglie scomparsa, ma non mi andava, finchè scoprì un giorno, dal signore dell’internet point lì vicino, che il pakistano si era fatto quattro anni di galera per omicidio a quanto pare.

Incomincia quindi a temerlo, finchè una sera perse le staffe e si presentò difronte a me mentre stavo seduto al ristorante a mangiare, con al collo un nunchacu dicendomi: “I wanna challenge you” ti voglio sfidare.

Fu così che corsi a chiudermi a chiave in camera mia, fino alla mattina seguente, quando pagai l’alloggio e cambiai villaggio, lasciandomi quella brutta esperienza alle spalle.

Purtroppo viaggiare da soli non è facile e talvolta bisogna fare molta attenzione a chi si incontra, si rischia di fidarsi delle persone per poi scoprire di avere sbagliato.

Superata questa brutta esperienza, mi preoccupai del mio nuovo alloggio: il villaggio nuovo si chiamava Chapora e si respirava un’aria molto più old-school in un certo senso, intendo dire: i traveller del posto superavano la cinquantina, ascoltavano i Clash in un piccolo bar umido in mezzo alla giungla dove fuori stavano parcheggiate grosse moto Royal Enfield arrugginite.

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