Il giocattolo che tutte le bambine volevano, forse il più amato e il più conosciuto: ripercorriamo la storia della bambola più famosa, Barbie.

 

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Fonte foto: Barbie.com

Tutte le bambine (e anche qualche bambino) ci hanno giocato almeno una volta. Stiamo parlando della bambola più venduta al mondo, Barbie.

Barbie è una linea di fashion doll commercializzata da Mattel e nata il 9 marzo 1959. Si stima che sia stata venduta in oltre 150 nazioni; più volte la Mattel ha dichiarato che vengono vendute tre Barbie al secondo.

La storia di Barbie nasce, però, molto prima, nel 1938, quando i coniugi Ruth ed Elliot Handler vanno a vivere a Los Angeles e fondano l’azienda Mattel. Il loro garage diventa un vero e proprio laboratorio, nel quale vengono costruiti oggetti in legno e mobili per le case delle bambole.

 

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Fonte foto: The Telegraph

 

L’idea venne a Ruth quando notò che loro figlia affibbiava a molte delle sue bambole dei ruoli da adulti, nonostante le bambole possedute dalla figlia, così come quasi tutte le bambole in produzione in quegli anni, rappresentassero neonati.

Perciò nacque questa nuova linea di bambole dall’aspetto adulto, che prese molta ispirazione da “Bild Lilli”, una bambola molto simile commercializzata in Germania.

 

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Fonte foto: Pinterest

La prima Barbie, che inizialmente portava il nome di “Barbara”, venne messa sul mercato il 9 marzo 1959, vestita con un costume da bagno a righe. La particolarità viene data dal suo aspetto originale: Barbie era mora e con la pelle chiara, molto diversa dall’immaginario collettivo che abbiamo di Barbie, bionda ed abbronzata.
Successivamente venne rappresentata quasi sempre bionda, ma la prima Barbie aveva i capelli corvini.

 

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Fonte foto: Wikipedia

 

Durante il 1959 vengono vendute già 350.000 Barbie, al prezzo di tre dollari ciascuna. Corredato con la bambola, vi era anche un set di vestiti e accessori, venduti separatamente.

Nel 1961 comparve, per la prima volta, Ken, il fidanzato di Barbie. Nel corso degli anni si aggiunsero vari componenti, sia famigliari che amici, come Skipper (sorella, 1960), Shelly (sorella, 1995), ma anche Julia (amica, la prima bambola afroamericana della serie), Midge, Ginger e molti altri.

 

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Fonte foto: BarbieDoll

 

Nel 1964 finalmente Barbie sbarca in Italia e nello stesso anno cambiò completamente la sua fisionomia: il tipo di trucco, i capelli.

La particolarità della bambola Barbie è data dalla sua attenzione per il trascorrere degli anni e delle mode. Barbie si è sempre adattata ai canoni di bellezza e moda degli anni, fino ad arrivare ai giorni nostri con la messa in commercio, per la prima volta, di Barbie con diverse forme fisiche, proprio per adeguarsi al movimento del Body Positive che è tornato in auge ultimamente.

Ha avuto anche un notevole sviluppo tecnico; nel 1965 tutte le Barbie iniziano ad avere le gambe articolate e nel 1967 inizia ad avere il busto snodabile.

I modelli di Barbie sono innumerevoli ed è quasi impossibile contare i modelli messi in commercio dall’inizio. Esistono le Barbie parlanti, le Barbie etniche (messe in commercio dal 1991), di varie misure (nel 1992 viene messa in commercio la “My size Barbie”, presentata come la “prima Barbie con cui le bimbe possono scambiarsi i vestiti”).

Per non parlare dei vari mestieri di Barbie: veterinaria, baby-sitter, dog-sitter, donna in carriera. O anche le Barbie “Magia delle feste” riproposte ogni anno a Natale, ma viste più come oggetto di collezione rispetto ad un giocattolo con cui giocare.

 

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Fonte foto: Focus Junior

Tante sono state le Barbie che hanno ripreso le sembianze di personaggi illustri, come Audrey Hepburn, Grace Kelly, ma anche Jennifer Lopez e William e Kate.

Proprio quest’anno, per festeggiare la festa della donna, la Mattel ha messo in commercio Barbie che riproducevano grandi modelli femministi, come Ashley Graham, nota modella plus-size, Frida Kahlo, Amelia Earhart, la prima a sorvolare l’Oceano Atlantico e c’è anche una Barbie italiana, che riproduce Sara Gama, calciatrice della squadra femminile della Juventus.

 

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Fonte foto: Repubblica.it

Il commercio della bambola Barbie non è stato solo un successo commerciale, la Mattel è riuscita ad inserire la sua bambola nella cultura popolare e ha rivoluzionato il mondo intero.

Dopo Barbie, sono state commercializzate altre bambole molto simili, tutte equipaggiate con oggetti e vestiti.

Barbie è stata protagonista di film, riviste e libri, basti pensare alla sua comparsa nel film della Disney Pixar “ToyStory 3”, dove appare insieme a Ken.

Il brand di Barbie è diventato così famoso e diffuso da sdoganare il termine “Barbie” come marchio di giocattoli e farlo diventare una parola di uso comune.

Sicuramente il percorso non è stato semplice e molte critiche sono state mosse alla Mattel. Innanzitutto la Mattel è stata contestata per rappresentare un modello fisico femminile irraggiungibile (si è calcolato che una donna con le fattezze di una Barbie non avrebbe avuto un ciclo mestruale regolare).

Sono state avanzate critiche anche per il look eccessivamente “white” della bambola, rappresentata canonicamente con una carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri (nonostante la presenza di Barbie etniche).

Oltretutto, nel corso degli anni, il termine “Barbie” ha spesso assunto il significato dispregiativo di “ragazza di bell’aspetto ma priva di spessore e sostanzialmente stupida” e ciò lo possiamo vedere nel film “Mean Girls”, film del 2004 nel quale le antagoniste vengono appellate, appunto, “Barbie” e nella canzone del gruppo danese degli Aqua “Barbie girl”, contro cui la Mattel ha anche intentato una causa per violazione del diritto d’autore.

 

Nonostante ciò, la Barbie è uno dei giocattoli più venduti al mondo e la Mattel è uno dei brand più famosi. Molte femministe hanno visto nella bambola unsimbolo positivo, che ha stimolato l’immaginazione delle ragazzine”.

Barbie è entrata nella cultura popolare e nell’immaginario collettivo, mandando messaggi positivi, come nel seguente spot che afferma: “Puoi essere ciò che desideri”.

 

 

Grazie Barbie per averci fatto sognare da piccole. Continua a farlo.

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